Ho avuto la fortuna di sentire cantare Maria Giovanna Cerchi qualche anno fa nell’ex Seminario di Cuglieri. Ero a meno di un metro di distanza e la sua genuinità, umiltà, fede e amore per la propria terra erano così vere che trasparivano con spontanee e sincere lacrime.
Grazie a lei ho riscoperto la lingua sarda che non utilizzavo più da quando in prima elementare la maestra Cabras delle Elementari Randaccio di Cagliari mi costrinse a imparare a memoria insieme ai mie compagni di classe un canto natalizio sardo. All’epoca ancora madrelingua inglese, fu un vero trauma; tre lingue erano troppe: inglese, italiano (che stavo ancora imparando) e sardo! A questo si aggiungeva il dialetto veneziano di mia madre. Ricordo che ero in totale confusione, per cui la vittima sacrificale fu il sardo.
Oggi sentendo cantare Maria Giovanna, rivivo tutte le emozioni del mio primo incontro con la Sardegna: una terra solare, ancestrale, legata indissolubilmente alle sue tradizioni popolari, al suo mare e ai profumi della sua macchia mediterranea. Nei 10 anni in Lombardia quello che mi mancava era proprio questo e questa penìa (chiamasi "Mal di Sardegna") la ritrovo chiaramente nella musicalità della Cerchi. Una voce angelica, materna, calda, dove le sonorità tipiche degli strumenti tradizionali (fisarmoniche, launeddas, campanas, triangulu, trumbitta, matracca, flautu, tumbarinu ecc.) si uniscono in un tutt’uno con la musica folk.
La natura panteistica cantata da Maria Giovanna vede la perfezione del creato manifestarsi nell'isola di Sardegna: l’acqua, il mare, l’oceano, i fiumi, il cielo, il sole, le stelle, la luna, l’alba, i tramonti, la notte, il mattino, la luce, il buio, le nuvole, la pioggia, il vento, l’aria, il respiro, la terra, le rose, il miele, il mirto, la malva, il lentisco, le spine.
In questi testi orfici, scritti per la Cerchi dai Tazenda e da altri importanti autori sardi (Piero Marras, Paolo Pillonca, Gino Marielli, Nicola Cancedda ecc.), il concreto materialistico si fonde con ciò che è spirituale: Dio, l’Immacolata, gli angeli, l’anima, lo spirito e il mistero della vita. Altri temi presenti nelle canzoni di Maria Giovanna, che non sfuggono alla sacralità, sono la pace, la fratellanza, la famiglia e la sardità.
Questa taletuosa insegnante di religione, laureata in Teologia, ha collaborato con alcuni dei mostri sacri del pop italiano (Mango, i Ricchi e Poveri ecc.) e sarebbe interessante vedere una sua collaborazione con Gué Pequeno, non solo dal punto di vista linguistico (il linguaggio aulico vs i neologismi estremi) ma soprattutto dal punto di vista spirituale: il sacro e il profano nuovamente assieme; esperimenti tra l’altro già condotti negli anni ’90 da Pierangelo Bertoli con i Tazenda e dal mitico Luciano Pavarotti con i suoi Friends.