TRIBUTO ALLA MEMORIA DI ELISABETTA PIRAS IN MURA
Avrebbe potuto chiamarla Giovanna o Elena, per onorare la sua fedeltà a Re Vittorio Emanuele III, ma il nonno, dopo Jolanda, Mafalda, ha scelto non a caso per la terza figlia femmina "Elisabetta", nome che in verità hanno tutte le principesse di casa Savoia, figlie del Sovrano. Effettivamente Elisabetta, nota zia Elisa, nonostante le sue stravaganze, è stata il collante della famiglia, colei che ha mantenuto unito quel che restava dei Piras dopo i bombardamenti di Cagliari del 1943.
Molte cugine morte nei bombardamenti di Casteddu, le corse ai rifugi antiaerei, la perdita della casa, il soggiorno obbligato ai giardinetti pubblici, fino a essere sfollati lontani dalla città. Ricordi della sua narrazione di cui ho trovato negli anni puntuale traccia nei resoconti storici e nella bibliografia dei principali storici locali del fascismo.
In verità la storia parte dall'oristanese quando la lotta al latifondismo iniziata da Mussolini, con il pretesto della Battaglia contro la malaria, portò alla requisizione di tutti i latifondi di famiglia. Nonno restò per i paesani il temuto e avaro "Don Efisio", mentre Elisabetta, orfana ancora giovanissima di madre, iniziò la sua avventura in città, portandosi dietro l'ultimo nato dei Piras, "Emilio", il tanto agognato figlio maschio!
Emilio, suona strano, vero? Uno da un monarchico convinto si sarebbe aspettato come minimo "Umberto", ma "Emilio" era il tributo che la famiglia Piras aveva pagato al Re per la vittoria nella Grande guerra, il fratello maggiore che con la sua morte lasciava a Efisio gran parte delle terre di paese, secondo la consuetudine del maggiorascato ancora presente in Italia nei primi anni '20.
Elisabetta avrà un ruolo decisivo anche nella vita del fratello minore, classe '27. Proprio così, perché Emilio, svezzato dal fascismo e cresciuto con il mito di Mussolini, nel '43 sotto le bombe del nemico anglossassone e con l'Italia spaccata in due, era pronto a salvare il suolo patrio, imbarcandosi per il nord per combattere affianco dei Repubblichini. Fu lei a fermarlo e a suggergli di aspettare di vedere chi "Realmente avrebbe vinto la guerra", come dirgli in modo zuccherato "Smetti di credere alle fandonie fasciste" e fu sempre Lei a convincerlo al passaggio nella Guardia di Finanza, dopo un breve periodo in Marina. Come lo convinse? Dicendogli semplicemente che vista la sua passione per la navigazione, avrebbe potuto chiedere di andare nella Finanza di mare, e comunque pur essendo un corpo militare, non sarebbe stato costretto a lunghe assenze da casa.
Dopo anni sarei arrivata io, nome originario Elizabeth, orfana di madre come lui e con lo stesso nome di quella sorella a cui doveva tanto, intoccabile ai suoi occhi e motivi di discussione con la stessa moglie. Il rancore non ancora sopito nei confronti degli inglesi, che avevano fatto scempio della popolazione civile di Cagliari e ucciso molti dei suoi parenti, lo portò da subito a italianizzare il nome in "Elisa" , per poi con l'adozione modificarlo nel più internazionale "Elisabeth".