Quando il 14 aprile 1983, appena tredicenne, scoprii "Let's dance" non sapevo che quella voce era di una delle rockstar più iconiche della storia del rock, David Bowie, e tanto meno che l'omonimo album riportava al pubblico mondiale un Duca bianco rinnovato nelle vesti e nelle sonorità.
Quello che in apparenza sembrava pura dance music, in realtà nascondeva ritmi sacri del mio paese natale, la Nigeria, ma anche maestrie della mia terra adottiva, la Sardegna. Solo dopo anni scoprii che un batterista sardo, Cosimo Lampis originario di Arbus e periodicamente residente a Flumini di Quartu S.E., collaborò a Montreux nelle sessioni di registrazioni della batteria del singolo, suggerendo a David Bowie e al mitico Nile Rodgers lo straordinario ritmo di Let's dance.
Il suono delle percussioni di Let's dance è in realtà un riadattamento dei suoni sacri al Dio africano "Ogun", presente nella mitologia degli Yoruba, etnia dominante nel sud della Nigeria. Agli stessi ritmi africani si è ispirato un altro percussionista italiano, il napoletano Tony Esposito, che un anno più tardi ha dedicato una canzone alla mia città natale "Lagos" (1984).
Il video di Let's dance, ambientato in Australia, mi ha tratto in inganno e per tanto tempo ho pensato che i ritmi fossero aborigeni, purtroppo sbagliando. Incosapevolmente nell'album Let's dance di David Bowie c'era tanta tanta Africa. Ecco perché mi sono subito innamorata della sua musica e poi a ritroso ho scoperto Space Oddity, Ziggy Stardust, Young Americans e la formidabile "Heroes".
Nello studio svizzero dove si è registrato Let's dance si riconoscono da sinistra David Bowie e affianco Cosimo Lampis; l'ultimo a destra è Nile Rodgers