Non ho mai creduto che il carattere potesse essere determinato dal DNA: recentemente mi sono dovuta ricredere, dopo aver letto la biografia di un mio avo: Ferruccio Trombi. Per celebrare l’anniversario della sua nascita ho deciso di riportare uno stralcio di un interessantissimo libro: “Generali in trincea. Comandanti eroici italiani nella Prima Guerra Mondiale”, Edizioni Chillemi, 2017, scritto dallo storico militare Ten. Giovanni Cecini.
«Ferruccio Trombi nacque il 2 agosto 1858 a Modena, allora omonimo ducato retto dagli Asburgo-Este. Era figlio del nobile di Finale Emilia e Conte palatino Vincenzo Francesco Trombi e di Marianna Zerbini. Attratto sin da fanciullo dalla vita militare, nell’ottobre del 1874 a sedici anni entrò nell’Accademia Militare (di fanteria e cavalleria) di Modena (…).
Aveva raggiunto sì il traguardo di comandare un reggimento, ma aveva pure cinquant’anni; non aver frequentato la Scuola di Guerra infatti stava pesando e non poco sulla propria progressione di carriera. L’elemento positivo tuttavia era stato quello di aver vissuto sempre a contatto delle truppe (…). Ciò lo portava quindi a conoscere come pochi l’anima e i bisogni, fisici e spirituali del soldato. Pochi come lui erano quindi preparati al non facile comando di una guarnigione. Come comandante fu veramente esemplare, in pace e in guerra. “Di carattere adamantino, di inflessibile energia, educatore efficace e ammaestratore preciso, uso a chieder sempre tutto a sé come agli altri” (…).
Già avvezzo alle attività di assistenza civile, espletate oltre un decennio prima, questa volta alla testa del suo reggimento fu impegnato pure nell’opera di soccorso alle popolazioni calabre, colpite dai terremoti dell’ottobre del 1907 e del dicembre 1908. Di guarnigione proprio a Reggio Calabria, in questo contesto perse la metà del suo reggimento, vittima delle medesime scosse telluriche. Per questa ripetuta attività gli fu tributato un encomio solenne, assegnata una medaglia di bronzo di benemerenza e concessa la croce di cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (…)
Nel gennaio del 1910 venne messo a disposizione del Ministero degli Affari Esteri e trasferito in Africa Orientale. Nel marzo successivo fu quindi nominato comandante delle truppe coloniali della Somalia (…). Con molto tatto e fermezza Trombi seppe ricondurre la quiete e la concordia tra i vari elementi della colonia. Tra le azioni migliorative vi fu la costituzione nell’aprile del 1911 di un Corpo (indigeno) di guardie doganali. (…)
Dopo l’esperienza libica, sempre all’interno delle operazioni contro l’Impero ottomano, nel maggio del 1912 fu impegnato pure nell’occupazione del Dodecanneso. (…) In questo nuovo scacchiere dell’Egeo Trombi si distinse ancora (…) Nel capoluogo dell’arcipelago Trombi fu ad interim governatore militare (…). Dimostrò anche in questi incarichi di natura politica tatto e intelligenza. Per il suo comportamento nell’intero conflitto italo-turco venne insignito dell’ordine militare di Savoia.
Nel 1913 andò a comandare la brigata Verona (85° e 86° reggimento). In questo periodo venne nominato commendatore dell’Ordine della corona d’Italia e ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Dopo poco meno di tre mesi dal suo insediamento, a domanda, fu collocato nella riserva per ragioni di età.(…).
La successiva azione italiana divenne il battesimo del fuoco per la brigata Alessandria (…) In questo contesto, proprio a Bosco Cappuccio, Trombi fu ferito alla gamba sinistra nel combattimento del 21 luglio 1915. Dopo qualche mese di degenza in un luogo di cura, il 12 ottobre tornò al fronte. (…) Fu destinato nel desolato settore di Oslavia, ove il colera, le intemperie, le gravi perdite subite nelle precedenti operazioni avevano fiaccato le energie delle truppe. Con la propria fede patriottica e la ferma volontà, Trombi seppe mantenere ben alto lo spirito dei suoi soldati (…).
Essendo stato ferito il comandante del settore, il colonnello brigadiere Annibale Roffi, Trombi assunse la direzione delle operazioni nella zona di quota 188. Nella notte del 28 novembre 1915, dopo violentissima azione di artiglieria (…) l’attacco fu respinto, ma l’avversario rimase padrone di un elemento avanzato di trincea sul pendio est dell’altura. A quel punto Trombi si recò, nella notte stessa, sulla linea più avanzata. Si voleva rendere conto della situazione delle truppe (…). Imperterrito, il generale percorse la linea, portando ovunque esempio della sua calma e il suggerimento della sua esperienza. Volle spingersi, poi, fin dove una squadra era intenta a costruire un reticolato “per rincuorare le truppe”. A un tratto uno schianto fragoroso un lampo sinistro apparvero nel buio. L’intrepido generale non era più che una spoglia esanime, dilaniata da un proiettile austriaco d’artiglieria, che lo aveva colpito in pieno.
Fin quasi all’alba la salma di Trombi rimase là dove era caduto. Invano alcuni soldati fra i più coraggiosi tentarono di raccoglierla, fatti bersaglio ogni volta dalle fucilerie nemiche. Si narra che – alle prime luci della livida alba novembrina – un ufficiale austriaco si affacciasse verso la trincea nemica. Fatto ciò avrebbe detto in italiano che i fanti del Regio Esercito potevano raccogliere pure il loro “valoroso generale” e nessuno avrebbe sparato. Mantenne la promessa.
Così viene ricordato il comandante emiliano: “Di statura più che media, di fisico vigoroso, a movimenti e andatura cadenzati (…): incisiva la parola, fisso lo sguardo, rapido il giro; poi lunghi passi, le braccia ampiamente oscillanti, la testa protesa come segno della volontà lanciata e precorrente, nessun rallentamento, mai” (…)
La sua salma fu infine traslata a Oslavia, prima nel cimitero cosiddetto dei Quattro generali e poi nel monumentale ossario. (…) Sul Sabotino venne poi eretto un cippo in sua memoria. Le città di Modena e Finale Emilia gli intitolarono una via (…).
Nel corso di una solenne commemorazione dei caduti per la Patria, avvenuta il 22 maggio 1927 proprio a Finale alla presenza del principe Filiberto di Savoia duca di Pistoia, venne inaugurato – tra l’altro – una lapide alla memoria del compianto generale modenese. Essa fu disegnata dall’architetto emiliano Mario Pasini, affissa sulla Torre dell’Orologio. Sulla lapide – poi rimossa – un bassorilievo in bronzo dello scultore modenese Benito Zoccolari indicava i luoghi delle gesta del generale: Libia, Rodi, Sabotino, Oslavia.
Infine presso la sala consiliare del Palazzo municipale di Finale Emilia trovò posto un ritratto a olio di Trombi, dipinto dall’artista emiliano Augusto Zoboli».
Onorificienze: Ordine Militare di Savoia; Medaglia d'oro al valor militare (Regno d'Italia); Medaglia di bronzo di benemerenza Terremoto Siculo-calabro; Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; Medaglia commemorativa Guerra Italo-turca: