(Solo per gli alunni e le alunne di 4^ e 5^)
Una ulteriore riflessione del perché della scelta dei due libri di Ciampi e Amato, assegnati per Cittadinanza e Costituzione...un ulteriore aiuto nel svolgere il lavoro.
Giuliano Amato, attuale gudice costituzionale, ha rilasciato sulle pagine del Corriere della sera una bella intervista sull'amico Carlo Azeglio Ciampi, Presidente Emerito della Repubblica Italiana (1999-2007).
«Domenica l’avremmo chiamato, con mia moglie, per il settantesimo anniversario del suo matrimonio con Franca; una bellissima storia d’amore e di vita», dice per prima cosa Giuliano Amato, che apprende la notizia dall’altra parte dell’Oceano, negli Stati Uniti dove si trova per una conferenza. E comincia a snocciolare i ricordi del suo rapporto ultraquarantennale con Carlo Azeglio Ciampi.
«Ci incontrammo la prima volta negli anni Settanta, nella commissione Chiarelli per il riordino delle Partecipazioni statali, e scattò subito una sintonia che non ci ha mai abbandonato. Rafforzatasi negli anni in cui ero sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e lui governatore della Banca d’Italia». Era la stagione dell’inflazione a due cifre e del debito pubblico crescente: «La sua principale preoccupazione era l’aumento dei prezzi. Lavoravamo in tandem, e continuammo a farlo quando io divenni ministro del tesoro. Da allora cominciò la frequentazione anche da parte delle signore, in occasioni di incontri pubblici dov’era prevista la loro presenza, e poi le mogli sono diventate grandi amiche».
Nel frattempo, con Ciampi ancora al vertice della Banca centrale, Giuliano Amato si ritrovò per la prima volta presidente del Consiglio: «Affrontammo insieme la drammatica estate del ’92, quando la Bundesbank tedesca ci comunicò all’improvviso che non avrebbe più scambiato marchi contro lire. Era un venerdì, Ciampi si trovava nel mio ufficio a Palazzo Chigi quando arrivò la telefonata, e la domenica decidemmo la svalutazione sotto la pressione della banca centrale tedesca».
L’anno successivo ci fu il cambio della guardia alla guida del governo, Amato lasciò il posto a Ciampi: «Una certa vulgata vuole che il mio fosse l’ultimo esecutivo della Prima Repubblica e il suo il primo del cambiamento ma in realtà già durante il mio governo era continuato il nostro vecchio tandem, e molto di ciò che feci fu su suo suggerimento. L’accordo con i sindacati dell’estate ’93 fu il frutto di un lavoro cominciato prima, e il passaggio del testimone fu la prosecuzione di un’unica corsa. Uno dei tratti comuni furono le nomine delle cariche pubbliche restituite alle istituzioni, e non più ai partiti, ed entrambi avevamo il dubbio che superata la delegittimazione della politica tutto sarebbe tornato come prima. E se non tutto, quasi tutto è tornato...» .
La staffetta continuò alla rovescia nel governo D’Alema, quando Amato tornò al Tesoro subentrando a Ciampi divenuto capo dello Stato, e nel 2000 fu lo stesso Ciampi a rinominare Amato presidente del Consiglio. Fino all’ultimo passaggio di consegne, alla guida del comitato per le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia, da Ciampi a Amato.
«Io da lui ho imparato molto – dice Amato –,soprattutto a valutare la risposta politica a eventi inattesi e di grande impatto. Ciampi era ritenuto un funzionario, ma aveva una grande sensibilità politica, che cominciò a dimostrare fin da quando, dalla Banca d’Italia, si trovò ad affrontare la vicenda Sindona, il crack del Banco Ambrosiano e il caso Ambrosoli con gran grande acume politico. Derivante dalla sua esperienza nel Partito d’azione subito dopo la guerra».
Da capo dello Stato, ricorda Amato, «ha restituito agli italiani il senso d’identità e di appartenenza, facendo recuperare il significato della parola ‘patria’ e dell’inno nazionale. Indicò nell’8 settembre la data della rinascita dell’Italia, anziché della sua morte. E aveva ragione, perché se abbiamo avuto una Costituzione scritta da un’assemblea costituente eletta dagli italiani , con i partiti italiani, a differenza che in Germania, è perché dopo l’8 settembre partì dal basso quel movimento di riscatto che impose agli Alleati di riconoscere la nostra sovranità».
Di Carlo Azeglio Ciampi, Giuliano Amato conserva molti ricordi, ma ci tiene a sottolineare come «un cattolico devoto e di intensa pratica religiosa come lui abbia contribuito più di altri ad affermare la laicità dello Stato; un altro modo per recuperare una comune identità nazionale nel Paese dei Guelfi e dei Ghibellini».
Le più recenti riflessioni di Ciampi riguardavano l’Europa: «Da europeista convinto aveva sostenuto che fosse meglio contare per un dodicesimo all’interno della Banca centrale europea piuttosto che subire le decisioni della Banca centrale tedesca. Credeva perciò molto nell’integrazione, e ora vedeva con preoccupazione l’allentarsi dei bulloni della macchina europea». L’ultimo pensiero di Giuliano Amato, invece, va alla signora Franca: «Ora lei resta sola, dopo aver svolto un ruolo essenziale nella vita di Carlo Azeglio, nella parte pubblica come in quella privata. Uno straordinario legame durato settant’anni». Come la Repubblica italiana.